Tra gennaio e marzo si è assistito a un leggero rialzo dei tassi fissi dei mutui: si tratta di una crescita minima, sulla quale però vale la pena soffermarsi perché arriva dopo oltre un anno di stabilità e perché potrebbe rispecchiare il trend dei prossimi mesi. Secondo gli esperti, infatti, è probabile che l’aumento raggiunga un quarto di punto entro la fine del 2021. Nessuna novità, invece, sul fronte dei mutui variabili, con l’indice Euribor che rimane intorno al -0,56% e con i tassi medi che vanno dallo 0,62% per i prestiti a 10 anni allo 0,80% per quelli a 30.
Come negli Stati Uniti, anche in Italia i tassi dei mutui sono aumentati perché gli investitori si attendono un rimbalzo sull’economia dell’inflazione, che appare in generale ripresa. Ecco anche il motivo per cui sono soprattutto i prestiti a medio e lungo termine quelli che hanno risentito del rialzo: il tasso medio è passato da 0,69% a 0,74% per i mutui di 10 anni, da 0,74% a 0,88% per quelli a 20 e da 1,02% a 1,26% per i trentennali.
Sulla rata mensile l’impatto di questa crescita è comunque molto limitato (per esempio, poco più di 10 euro su un prestito di 100mila euro da estinguersi in 30 anni), quindi rimane la consapevolezza che si tratti ancora di un ottimo momento per accendere un mutuo, perché i tassi rimangono ai minimi storici.
Sebbene le domande di mutuo siano calate quasi del 20% nel 2020, il fatto che abbiano sfiorato le 500mila anche in un momento così difficile è indicativo della vivacità del mercato, favorito da tassi su livelli impensabili fino a pochi anni fa. Per il 2021 gli esperti si aspettano una risalita delle domande, indipendentemente dalla leggera crescita del tasso fisso che non andrà a impattare in modo negativo sul mercato.